Racconti

momenti ottimali nell'esperienza scout

Il canto che vince la fatica


Durante la route di noviziato, sui monti del Lago di Garda, eravamo arrivati ad una malga in mezzo a una vastissima radura completamente isolata. Totalmente immersi nella natura, ci siamo divertiti con poco, una chitarra e un libretto dei canti sono bastati a quindici persone per farci sprizzare felicità da ogni parte del corpo: dalle mani per tenere il ritmo con la chitarra, ai piedi per correre, camminare, saltare, il corpo per ballare e la mente per sognare a occhi aperti. Quel giorno avevamo percorso 10 kilometri con gli zainoni sulle spalle e tutti quella sera giocavamo e scherzavamo attorno al fuoco. Ci eravamo dimenticati le fatiche della strada. Eravamo tutti insieme, e cantavamo tanto forte da sembrare un grandissimo esercito, della pace, che urlava la gioia che provava nel modo naturale più bello che ci sia. Uniti, aggrappati, abbracciati, volevamo far sentire la nostra voce più forte che mai, come se volessimo far sentire anche ai nostri amici e parenti lasciati a casa che noi eravamo felici e che ci piaceva essere dove eravamo. Era anche un modo per ringraziare Dio per tutto il mondo che ci ha donato, per ringraziarlo dei doni della natura e dell’amicizia, per ringraziarlo di non averci lasciati soli o dimenticati. Nessuno voleva più dormire, perché eravamo così immersi e trasportati da non sentire la stanchezza che si faceva sentire dentro ma non riusciva ad uscire, non riusciva a sopraffare la forza dello scoutismo e del canto.